Recensione La stanza delle mele di Matteo Righetto - Feltrinelli

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LA STANZA DELLE MELE * Matteo Righetto * Feltrinelli * pagg. 240








È l'estate del 1954, Giacomo Nef ha undici anni e con i due fratelli maggiori vive dai nonni paterni a Daghè, sulle pendici del Col di Lana, nelle Dolomiti bellunesi. "Tre case, tre fienili, tre famiglie." I bambini sono orfani e l'anziano capofamiglia li tratta con durezza e severità, soprattutto il più piccolo. Il nonno è convinto infatti che Giacomo sia nato da una relazione della nuora in tempo di guerra e lo punisce a ogni occasione, chiudendolo a chiave nella stanza delle mele selvatiche. Lì il ragazzino passa il tempo intagliando il legno e sognando l'avventura, le imprese degli scalatori celebri o degli eroi dei fumetti, e l'avventura gli corre incontro una tarda sera d'agosto. Con l'approssimarsi di un terribile temporale, Giacomo viene mandato dal nonno nel Bosch Negher a recuperare una roncola dimenticata al mattino. Mentre i tuoni sembrano voler squarciare il cielo, alla luce di un lampo scopre vicino all'attrezzo il corpo di un uomo appeso a un albero. L'impiccato è di spalle e lui, terrorizzato, fugge via. Per tutta la vita Giacomo cercherà di sciogliere un mistero che sembra legato a doppio filo con la vita del paese, con i suoi riti ancestrali intrisi di elementi magici e credenze popolari. Matteo Righetto conosce profondamente il mondo arcaico della montagna – durissimo e al contempo vivo di profumi, sapori, dialetto e leggende – e ce lo restituisce nel suo
romanzo più maturo e incalzante. Leggerlo è una corsa notturna nel bosco, con il cuore in gola.






Parto con una precisazione: sono innamorata della montagna e delle Dolomiti in particolare. 
Amo passeggiare nei boschi, perdere la cognizione del tempo e inebriarmi degli odori che la natura mi regala.

Il romanzo di Righetto quindi, aveva già un punto a suo favore: l'ambientazione. Tra le Dolomiti bellunesi si svolge la maggior parte della storia, riservando una parte più marginale alla laguna veneta. 

Dalle montagne parte la vicenda di Giacomo Nef, undici anni, che si trova, suo malgrado, a vivere con i nonni, insieme ai suoi due fratelli. Padre morto nella guerra in Russia, madre portata via dal tifo. 

Le sue giornate sono scandite da ritmi lavorativi imposti dal nonno che gli riserva un trattamento diverso e molto più duro rispetto agli altri due nipoti: il dubbio o per lui, la quasi certezza, che Giacomo sia frutto di una relazione extraconiugale della nuora, lo rende molto severo. 
Giacomo però, ha la sua valvola di sfogo, il suo angolo segreto dove coltivare la propria passione: la scultura lignea e la stanza delle mele. Questa era la stanza utilizzata come magazzino alimentare e, in particolare, dove far maturare le mele selvatiche. Il nonno però la riservava per Giacomo: qui lo chiudeva in punizione dopo averlo colpito non sapendo di far un gran favore al nipote: lasciarlo da solo per lavorare, di nascosto,  i suoi amati ceppi di legno. 

Scolpire era la sua passione, e diventare uno scultore ligneo come gli artisti e  maestri d'arte della Val Gardena era il sogno più grande


La natura in cui Giacomo è immerso ogni giorno, ogni ora, ogni istante, sarà colpevole per aver sottratto la tranquillità che in essa cercava per sfuggire al nonno. Qui infatti, un mistero si insinuerà nella testa del ragazzo e che lo accompagnerà per lungo tempo. Quel giorno, in quel Bosch Neger, la vita di Giacomo definirà una meta da raggiungere: la risoluzione del mistero. Questo sarà il suo riscatto: il riscatto da una vita povera di soldi, di serenità, ma soprattutto di sentimenti.

Quella natura che gli ha rubato la fanciullezza sarà la stessa che lo aiuterà a ritrovare la spensieratezza e l'animo di bambino fuggito tra i boschi.


Una storia pregna di solitudine, di infanzia non vissuta, inquietudine d'animo, ma anche di tanto tanto amore per quella natura che tanto regala se rispettata.


E il verso del cervo in amore risuonò ancora fra boschi, vallate e pareti dei monti. Un richiamo cavernoso di sfida, potenza e ardimento che sembrava provenire da un'era antica, nella notte dei tempi, per far capire agli uomini la loro infima condizione, la loro precarietà di fronte alla natura


All'ambientazione descritta con dovizia di particolari che quasi sembrava di posare i passi tra i sentieri ardui e di respirare l'odore dell'erba bagnata, si aggiunge la rappresentazione ben delineata dei personaggi.

Una scrittura tattile che sottolinea l'amore dell'autore per l'ambiente e per il territorio. Il racconto delle tradizioni e leggende dei luoghi in cui si muovono le fila della storia lo hanno reso evidente.  




 


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1 comments

  1. Ciao, ho scoperto da pochissimo il tuo blog ma già mi piace tanto. Ammetto che non conoscevo il libro ma la tua recensione mi ha incuriosita molto. Hai uno stile veramente meraviglioso, così scorrevole che la recensione si divora❤️. Complimenti, ora vado a spulciare un po' qualche altro post ❤️

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