20 giugno 2023

Recensione "I Monteleone" di Lucia Tilde Ingrosso - Baldini+Castoldi

 




I Monteleone * Lucia Tilde Ingrosso * Baldini + Castoldi * pagg. 432




C’è Pia, la contessa matriarca, con granitiche certezze e inaspettate fragilità, e poi Roberto, suo marito adorante, che «più che pensare, funziona». Quando Giuliano, il loro unico figlio, si sottrae al copione già scritto della sua vita dorata, i Monteleone imbracciano sorte e futuro in un viaggio che, fra il tragico e il lieto, dal 1931 li condurrà fino ai giorni nostri.

16 giugno 2023

Recensione "La voce del buio" di Gigi Paoli - Giunti

 

La voce del buio * Gigi Paoli * Giunti editore * pagg. 329




Da dodici anni alcuni anziani scompaiono di notte, senza lasciare traccia, tutti nello stesso modo: escono da Villa Imperiale, la sfarzosa casa di riposo sul Passo della Mendola dove sono ospiti, abbandonano i propri indumenti ai margini del bosco e si inoltrano nel buio richiamati da una voce… o almeno così riferiscono alle autorità gli amici e i parenti dei dispersi. Ogni due anni puntualmente la storia si ripete, senza che gli inquirenti riescano a venirne a capo. Mentre in paese si mormora che lassù c’è qualcosa di sovrannaturale per il susseguirsi di eventi inspiegabili, a far luce sul caso viene chiamato il professor Piero Montecchi. Fascinoso, ironico, innamorato della scienza e di una moglie perduta, Montecchi è docente di Neuroscienze forensi all’Università di Verona e membro del CICAP, l’ente che controlla le affermazioni sul paranormale. Tra foreste silenziose, presenze inquietanti e un antico fatto di sangue che ha sconvolto per sempre il villaggio, lo scettico professore dovrà sciogliere i nodi di una vicenda che sembra trascendere i limiti della razionalità. Perché nessuno meglio di lui sa che l’enigma più contorto non è l’occulto, bensì la mente umana.




Con l'ultima uscita su Carlo Alberto Marchi avevo notato elementi che mi avevano portato a credere che Gigi Paoli volesse mettere a riposo la figura del giornalista.

Questa nuova uscita mi ha dato conferma dei timori provati. 
Erano timori sì! 
Quando mi affeziono a un personaggio, quando mi colpisce e lascia il segno, approcciarmi a un nuovo protagonista è sempre un po' difficile. Ho paura che questo non sia in grado di farmi provare le stesse sensazioni. Poi, però prevale la ragione (rari momenti di lucidità) e penso che spesso, sono proprio scelte editoriali di marketing che portano ad "allungamenti di brodo" e a un progressivo senso di noia. Non so se sarà un riposo definitivo quello di Carlo Alberto Marchi, ma di certo quella di Paoli è stata una saggia decisione così da lasciare un ottimo ricordo del giornalista fiorentino.

Ma veniamo al nuovo personaggio: Piero Montecchi, ordinario di Neuroscienze forensi e neuropsicologia forense dell' Università di Verona. Un "cervellone" potremmo dire, che all'età di ventisei anni, dopo un trascorso come carabiniere in missione a Mogadiscio, volge il proprio impegno per lo studio della mente umana così da poter dare risposte di rilevanza giuridica.

Il suo talento gli consente di entrare nel CICAP.

Il CICAP era stato fondato nel 1989 per promuovere indagini scientifiche e critiche nei confronti delle pseudoscienze, del paranormale, dei misteri e dell'insolito...


Montecchi vive tra Verona e Saint Paul de Vince, paesino dietro Nizza, di cui Cinzia, la sua amata moglie perduta si era innamorata.

Famoso nell'ambiente forense, viene contattato per dare una risposta razionale a eventi che di razionale hanno ben poco: anziani, residenti nella Villa imperiale sul Passo della Mendola, scompaiono di notte, da dodici anni, uno ogni due anni. In particolare lui viene chiamato per analizzare la sparizione dell'ultima anziana.

Il modus operandi è lo stesso ed è proprio questo che ha dato adito a storie, legende che hanno trovato terreno fertile in un paesino con un passato torbido.

Montecchi dovrà ricostruire gli eventi per dare risposte logiche.

Paoli si conferma scrittore di grande talento, con una capacità descrittiva in grado di trasportarmi nei luoghi menzionati e dare l'impressione di essere accanto al protagonista.

Una scrittura che, in alcuni momenti diventa quasi sensoriale, tattile. Mi è sembrato di percepire l'umidità e l'odore del bosco bagnato, il freddo mattutino e il tepore di un tè caldo, ma anche la paura, l'ansia e i dubbi che si insinuavano tra i pensieri diventando gli stessi dei protagonisti.

Tra tutti ne prevale uno:

Esiste qualcosa di razionalmente inspiegabile?


Un punto di domanda in cui si ripone la speranza di poter leggere ancora del prof. Montecchi.






13 giugno 2023

Recensione "Ti rubo la vita" di Cinzia Leone - Mondadori

 

Ti rubo la vita * Cinzia Leone * Mondadori * pagg. 615




Vite rubate. Come quella di Miriam, moglie di un turco musulmano che nel 1936 decide di sostituirsi al mercante ebreo con cui è in affari, costringendo anche lei a cambiare nome e religione. A rubare la vita a Giuditta nel 1938 sono le leggi razziali: cacciata dalla scuola, con il padre in prigione e i fascisti alle calcagna, può essere tradita, venduta e comprata; deve imparare a nascondersi ovunque, persino in un ospedale e in un bordello. Nel 1991, a rubare la vita a Esther è invece un misterioso pretendente che le propone un matrimonio combinato, regolato da un contratto perfetto... Ebree per forza, in fuga o a metà, Miriam, Giuditta ed Esther sono donne capaci di difendere la propria identità dalle scabrose insidie degli uomini e della Storia. Strappando i giorni alla ferocia dei tempi, imparano ad amare e a scegliere il proprio destino. Una saga familiare piena di inganni e segreti che si dipana da Istanbul ad Ancona, da Giaffa a Basilea, da Roma a Miami, dalla Turchia di Atatürk all'Italia di fine Novecento, passando attraverso la Seconda guerra mondiale e le persecuzioni antisemite, con un finale a sorpresa. Un caleidoscopio di luoghi straordinari, tre protagoniste indimenticabili e una folla di personaggi che bucano la pagina e creano un universo romanzesco da cui è impossibile staccarsi. Cinzia Leone ha scritto un romanzo unico, generoso e appassionante, di alta qualità letteraria e innervato da un intreccio che fugge in volata, rapendo l'immaginazione del lettore. Un libro che, nella gioia della narrazione, riflette sulla storia, l'identità, la tolleranza.


Una saga familiare con tre donne protagoniste che lottano per difendere le loro identità e le loro vite.
Vite in cui scorre la Storia, quella con la "s" maiuscola e che percorreranno uno spazio che andrà dal  Mediterraneo all'America.

Inizia tutto con una morte violenta durante la prima rivolata araba nel '36. 
Un mercante ebreo viene ucciso e il contratto commerciale concluso con un turco musulmano designerà il primo furto di vita: quello di Miriam.

Nella tempesta, la nave della sua vita aveva rotto gli ormeggi. Era costretta a seguire il destino che il marito aveva inventato per lei, quello che la moglie del mercante di Odessa non aveva potuto vivere.


Alla seconda protagonista la vita viene rubata dalla guerra e dalle leggi razziali. Giuditta, nel 1938, prende coscienza della sua identità proprio nel momento in cui le viene sottratta.

A Esther, la terza protagonista, che vive negli anni '90 la vita verrà rubata invece da un uomo misterioso che le propone un matrimonio combinato e disciplinato da un contratto patrimoniale.

Questa inclusione evidenzia come il vero protagonista sia lui: il contratto.


Gli uomini mi utilizzano per domare il caos e si illudono che io possa proteggerli dall'errore, dall'avidità, dalla perfidia e dal caos


Ti rubo la vita è un romanzo corposo che all'inizio presenta un ritmo lento per poi cedere il posto a una camminata più veloce e andante che giungerà al traguardo sorprendendo per la rivelazione della meta inaspettata.


Una saga familiare in cui le donne fanno da padrone, ma con sé portano gli uomini e il loro peso: alcuni rispetteranno le loro identità, altri saranno autori dei furti delle loro vite.


Seppure il sapore sia tanto femminile, la Leone ci risparmia elementi di femminismo considerando l'accezione negativa del termine.


La sua penna scorre a cascata cavalcando tempo e spazio, facendoci conoscere la Storia.


Così mi ha ammaliato, avvolto e portato con sé a scoprire cosa univa queste donne le cui vite sembravano apparentemente separate e non unite da alcun elemento se non quello di una vita rubata e la fermezza, la perseveranza e la risolutezza nel difendere a tutti i costi la propria identità.


L'autrice mi lasciava, nello scorrere delle pagine, la sensazione che man mano si faceva più forte: c'era qualcosa di più che accomunava Miriam, Giuditta e Esther e quel qualcosa si è rivelato oltre ogni mia aspettativa.


Mi sono innamorata della sua scrittura in grado di descrivere così bene ambienti, personaggi e loro emozioni in maniera viva, piena, per niente piatta.

Un primo incontro, quello tra me e la  Leone, che mi porterà a leggere sicuramente la sua nuova creatura, uscita in questi giorni.




02 giugno 2023

Recensione "Case di vetro" di Louise Penny - Einaudi

 

Case di vetro * Louise Penny * Einaudi * pagg. 550




Deciso e sempre misurato, Gamache crede nella legge ma risponde prima di tutto alla propria coscienza. E considera i suoi concittadini gente come lui, da proteggere e rispettare. E talvolta da arrestare.



Al termine della lettura, c'era qualcosa che mi turbava: mi mancava qualche elemento che mi facesse dire con convinzione: " Il libro mi è piaciuto!". 
La sensazione era che il puzzle non fosse completo.
In particolare, era proprio il personaggio principale, Armand Gamache che non mi sembrava definito, compiuto.

Reduce dall'esperienza dell'ultimo della Da Costa , sono andata su Wikipedia per vedere la cronologia degli scritti della Penny circa la serie del commissario. Ebbene, scopro che la scrittrice canadese ha scritto ben 18 romanzi riguardanti Gamache, che di questi in Italia ne sono stati pubblicati nove e non nell'ordine di scrittura. Case di vetro è il quattordicesimo. Per la serie: come rendere facile la vita a un lettore e come penalizzare una serie. 

Risolto questo dubbio e, scoperto l'inganno, passiamo all'analisi del romanzo.


Ci troviamo dinanzi a un romanzo poliziesco che sfocia, in alcuni tratti in un thriller.

Il commissario Gamache, ex ispettore della omicidi, vive a Three Pines, una tranquilla cittadina canadese poco lontana dal confine con gli Stati Uniti.

Veniamo subito a conoscenza dell'evento centrale: un omicidio è avvenuto nel paesino e Armand sta testimoniando al processo come persona che ha condotto le indagini e sta fornendo spiegazioni su come e perché sono arrivati a certe conclusioni.

Il suo racconto rappresenterà la storia passata che ci consentirà di conoscere gli attori di questo poliziesco, gli antefatti che hanno portato all'incipit del romanzo e anche di un altro evento che, apparentemente con l'omicidio non c'entra nulla.

Tutto si dipana con ritmi lenti, pacati, così com'è la figura di Gamache, molto riflessiva, tranne, come scrivevo prima, per alcune scene che si configurano più come thriller.


Un uomo al culmine della carriera. Risolto. In pace con il passato e con ciò che gli avrebbe riservato il futuro.


Gamache non vive di un'ottima reputazione per l'opinione pubblica (e questo è spiegato probabilmente nei precedenti romanzi) e in questo episodio sembra che si giochi completamente la carriera. 


Due situazioni che lo riguardano sono qui al centro del racconto, ma in che modo sono legate lo sapremo solo verso la fine.


Qui l'abilità della scrittrice. Pur adottando tempi leggeri, è riuscita a catturare la mia attenzione fino alla fine dove tutto è tornato al suo posto, in modo chiaro e ordinato.


È venuta fuori la figura di Gamache come una persona attaccata al lavoro, al senso di responsabilità e molto umile. Questo è ciò  che mi è parso, ma potrò essere confermata o smentita riprendendo il filo della matassa imbrigliata da una scelta editoriale che, nel mio piccolo, fatico a comprendere. 
Il mio voto risente di quest'ultimo elemento, ma potrebbe facilmente recuperare.

Devo solo tornare indietro.