15 febbraio 2021

RECENSIONE UN'AMICIZIA

UN'AMICIZIA * Silvia Avallone * Rizzoli * pagg. 444

 
    

Se le chiedessero di indicare il punto preciso in cui è cominciata la loro amicizia, Elisa non saprebbe rispondere. È stata la notte in cui Beatrice è comparsa sulla spiaggia – improvvisa, come una stella cadente – con gli occhi verde smeraldo che scintillavano nel buio? O è stato dopo, quando hanno rubato un paio di jeans in una boutique elegante e sono scappate sfrecciando sui motorini? La fine, quella è certa: sono passati tredici anni, ma il ricordo le fa ancora male. Perché adesso tutti credono di conoscerla, Beatrice: sanno cosa indossa, cosa mangia, dove va in vacanza. La ammirano, la invidiano, la odiano, la adorano. Ma nessuno indovina il segreto che si nasconde dietro il suo sorriso sempre uguale, nessuno immagina un tempo in cui "la Rossetti" era soltanto Bea – la sua migliore amica.

🌟🌟🌟🌟

"L'ultima cosa a morire qual era? Ora lo sapevo: il segno irreversibile che imprimi in un corpo, la parola che rimane scritta."

Elisa lo comprende subito. 
La parola reclama il suo diritto ad essere scritta per dare di nuovo vita a quella storia passata che rischia di scivolare nella nebbia dell'oblio. 
Così riapre i suoi diari per rivivere l'amicizia anzi, un'amicizia, con Bea: ricca, antipatica ragazza di una famiglia perbene con un destino già individuato dalla madre che la vede sulle copertine delle più importanti riviste di moda. 
Insomma una di quelle amicizie a cui si aspira senza sperarci più di tanto perché mai Bea sarebbe potuta diventare amica di Elisa, figlia di genitori che vivono separati spartendosi la gestione dei figli e con un futuro da costruire.
Eppure, quest'amicizia nasce.
All'improvviso.
Da uno sguardo.
Le pagine del diario fanno muovere le dita di Elisa sulla tastiera del pc per ripercorrere ciò che la ha generate.
E il romanzo prende vita con una gestazione di quindici giorni circa. 
Così Elisa  ci fa sapere dov'è nata la loro amicizia, come si è evoluta, cosa è successo nelle loro vite. Lo fa con il cuore aperto, con i sentimenti che sgorgano come cascate in piena, con risposte che avrebbe voluto dare e non  ha dato, promesse da mantenere e che non ha mantenuto. 
Perché inizia a scrivere tutto ciò?
Perché Elisa deve far conoscere la vera Beatrice, non quella che tutti vedono attraverso i social.
Questa è la motivazione ufficiale.
Capiremo bene alla fine che in realtà lo scrivere per Elisa rappresenta il suo riscatto.
Il riscatto di una vita non influenzata, ma decisa dall'amicizia con Beatrice e da un segreto che dopo tredici anni non può più rimanere tale.
Le sofferenze a cui ha portato non sono più sopportabili e hanno bisogno di essere elaborate e chiarite.
Elisa deve uscire dall'ombra di Bea e vivere di luce propria. 

Ho letto questa evidente voglia di Elisa di rinascere. 
L'ho percepita in modo pieno e assoluto dalla penna della scrittrice. 
L'ho avvertita e attesa tanto. Tanto da leggere il libro con fame di rivincita, partecipando a questa resa dei conti. 
Ho amato lo stile di scrittura che mi ha coinvolto pienamente nella storia però sono rimasta affamata di quel riscatto.
Non per il tipo di rinascita che Elisa ha vissuto, ma perché si è svolto in pochissime righe e in un modo che ha portato al ridimensionamento di una storia che poteva essere unica invece, è diventata una storia qualunque. 
La mia delusione è proporzionata all'amore per la loro storia, per lo stile di una scrittrice che non conoscevo. Mi sono riempita di tanta attesa e sono rimasta poi vuota.
La conclusione non è stata matura come l'evoluzione della vita di Elisa, ma adolescenziale come quella di Bea. 
Non posso però non consigliarne la lettura. Vorrebbe dire non vivere le belle emozioni provate nella maggior parte del romanzo solo per un finale che IO avrei voluto fosse diverso. 
"La vita vera comincia solo quando tradisci chi ami per non tradire te stesso, quando te ne vai per diventare chi sei"


12 febbraio 2021

RECENSIONE I CARIOLANTI

I CARIOLANTI * SaCha Naspini * edizioni e/o * pagg. 169


Aldo è un disertore della Prima Guerra Mondiale. Invece di partire per il fronte decide di costruire un rifugio sotterraneo nei boschi per prendersi cura della sua famiglia: una moglie, un figlio. Bastiano è un bambino e al chiuso della "tana" sperimenta le contingenze della vita: il freddo, il caldo, la fame, soprattutto la fame. Finché la guerra finisce ed entra nel mondo. Ma lo fa segnato dalla privazione; ogni impulso fa capo al luogo da cui proviene: una buca. E poi la propensione alla natura (vera, bestiale), che si infrange con le dinamiche violente che comandano il mondo degli uomini... Bastiano è un ragazzo quando impara l'amore. Sperimenta il carcere, quindi la Seconda Guerra Mondiale. Si confronta con inaspettati segreti di famiglia. Intanto, cerca di donarsi alle esperienze della vita. Eppure non può liberarsi dal filtro animalesco che lo ha marchiato in tenera età. È una pallottola impazzita, sparata da un'arma dalla canna storta, votata a traiettorie imprevedibili, fa capo all'istinto, agli impulsi primordiali. La fame ora ha un'altra accezione: amore, accoglienza, l'idea battente di una casa, una famiglia...


🌟🌟🌟🌟🌟


Bastiano e la sua storia.

Entra dentro, tutta in un colpo.

Nessuna premessa, nessuna zolletta di zucchero prima della pillola atroce, devastante della fame, della miseria.

La miseria vera.

Quella che ti mangia dentro perché non ha più niente da mangiare fuori. Quella che ti fa compiere gli atti più disumani e impensabili, ma solo perché tu, lettore, sei sazio.


Sacha Naspini è nudo e crudo con la sua penna. 

Le parole corrono, scivolano non su dolci pendii e boschi incantati. 

Corrono sulle vite aride di sentimenti, ma colme della voglia di sopravvivere a tutti i costi. 

Le parole entrano dirette come un pugno nello stomaco, lo prendono, lo stringono e lo rivoltano.

Lasciano sporco, fango, unghie nere, occhi che vorresti chiudere per non vedere più la fame che si avvicina per impossessarti e farti diventare un animale.

Questa storia colpisce così.

Lascia storditi perché al termine sembrerà di giustificare ogni azione di colui che ha solo fame e non solo di cibo, ma anche di sentimenti. Perché se per riempire lo stomaco cerchi il cibo, per riempire il cuore cosa cerchi?


Primo libro letto dell'autore toscano e di certo non sarà l'ultimo.

 

08 febbraio 2021

RECENSIONE LUCE DELLA NOTTE

 


Luce della notte * Ilaria Tuti * Longanesi editore * pagg. 256 



Chiara ha fatto un sogno. E ha avuto tantissima paura. Canta e conta, si diceva nel sogno, ma il buio non voleva andarsene. Così, Chiara si è affidata alla luce invisibile della notte per muovere i propri passi nel bosco. Ma quello che ha trovato scavando alle radici dell'albero l'ha sconvolta. Perché forse non era davvero un sogno. Forse era una spaventosa realtà. Manca poco a Natale, il giorno in cui Chiara compirà nove anni. Anzi, la notte: perché la bambina non vede la luce del sole da non sa più quanto tempo. Ci vuole un cuore grande per aiutare il suo piccolo cuore a smettere di tremare. È per questo che, a pochi giorni dalla chiusura di un faticosissimo e pericoloso caso e dalla scoperta di qualcosa che dovrà tenere per sé, Teresa Battaglia non esita a mettersi in gioco. Forse perché, no­nostante tutto, in lei batte ancora un cuore bambino. Lo stesso che palpita, suo malgrado, nel giovane ispettore Marini, dato che pur tra mille dubbi e perplessità decide di unirsi al commissario Battaglia in quella che sembra un'indagine folle e insensata. Già, perché come si può anche solo pensare di indagare su un sogno? Però Teresa sa, anzi, sente dentro di sé che quella fragile, spaurita e coraggiosissima bambina ha affondato le mani in qualcosa di vero, di autentico... E di terribile.


🌟


Se non avessi letto gli altri libri della Tuti probabilmente sarebbe filato tutto liscio, ma così non è stato. I precedenti romanzi li ho letti e quest'ultima uscita non ha niente a che fare con i suoi predecessori. Sembra che non l'abbia scritta lei.

Vediamo perché.

Innanzitutto le mie perplessità riguardano la scelta editoriale che porta alla stampa un libro con un font e un layout di impaginazione che mi sa di presa in giro 
(un po' come la tesina fatta a scuola in cui baravamo tra spazi, interlinee e margini , per capirci). 


Passiamo alla storia.

Un inizio che portava con sé tante aspettative completamente disattese e perse nella nebbia che avvolgeva Chiara, la bambina grazie alla quale prende vita la trama. 

Il commissario Battaglia entra in scena subito insieme al suo ispettore Marini e iniziano a condurre un'indagine che in alcuni punti sfiora il ridicolo. 

Nel corso della loro inchiesta poi, compaiono episodi e personaggi assolutamente poco credibili e catapultati nella trama per aggiungere una trentina di pagine.  

Ciò che scopriranno sarà una realtà che andava secondo me dipanata meglio invece di essere solo accennata , considerando che si trattava del nucleo della storia. La mancanza di questo approfondimento ha portato a sminuire un fenomeno che in realtà è tragico, doloroso e drammatico. 

Al termine della lettura mi sono chiesta se avessero dimenticato di pubblicare una parte del romanzo o, peggio, se non fosse stato mai scritto. La discontinuità, che ha fatto da sottofondo a tutta la storia, in prossimità del finale è diventata un baratro rappresentando la parte peggiore: poco studiato, poco organizzato e abbastanza sdolcinato per la figura del commissario che abbiamo imparato a conoscere. 

Il romanzo non è legato a Fiori sopra l'inferno o a Ninfa dormiente e Longanesi non lo ha sicuramente evidenziato, ma anche se lo avessi saputo, il libro mi ha comunque lasciato tanto amaro in bocca.


Spero di rivedere, in un prossimo romanzo, la Tuti di cui ci siamo innamorati. A presto!