RECENSIONE 'PROMETTIMI CHE NON MORIREMO' DI MARA CAROLLO - RIZZOLI

18:00

 

Promettimi che non moriremo * Mara Carollo * Rizzoli * pagg. 624 


Quando suo padre torna a casa dalla guerra, nel 1918, Caterina non lo riconosce. È sporco, magro e ha gli occhi spenti: a cinque anni Nina per la prima volta sente di avere paura della morte. Sa già cosa comporta nascere sulle montagne venete, in una contrada di poche case dove vita vuole dire lavoro nei  pascoli e fatica nei boschi. Il giorno in cui Mario, il compagno di giochi nei fienili e di corse tra i campi, parte per Milano dove lo aspettano la scuola, vestiti sempre bianchi e un futuro migliore, Caterina inizia a desiderare un'esistenza diversa. Passa le ore sui pochi libri che trova, impara il mestiere di sarta per poter fuggire da casa e inseguire quel qualcosa che la chiama, forse il sogno di un amore con Mario. Spigolosa, caparbia, ribelle a modo suo, Caterina è una donna di tante rinunce e piccole soddisfazioni, che ha lavorato ostinatamente per una vita migliore, consumandosi le mani e la giovinezza: uno di quei personaggi che abbiamo incontrato nei racconti di famiglia. Con lei seguiamo la storia del secolo scorso da una prospettiva inedita, nella provincia veneta che muta mentre Nina resta attaccata ai propri antichi desideri. E Mario è l'ossessione di un sentimento totale, un fantasma da rincorrere nei decenni.



"La storia di Caterina è nata così: da una grande paura e da una fuga impossibile, dalla nostalgia delle proprie radici. Tornare alla storia è stata la mia via di fuga". 

Così Mara Carollo, in un'intervista ci riferisce di come sia nata la necessità di raccontare di Nina. Fuggire da una costrizione imposta dalla pandemia era vitale. La via di fuga l'ha trovata in ricordi scritti della nonna i cui spazi vuoti sono stati riempiti dalla sua immaginazione. 

Promettimi che non moriremo abbraccia un arco temporale che va dal 1918 alla fine degli anni '90. 

Il sipario su Calvene, in Veneto, si apre con la fine della prima guerra mondiale e lo spaesamento di Caterina, detta Nina, per quella che ormai era un'abitudine: vedere in ogni dove soldati. Un paese che si svuota, un padre creduto morto in guerra che fa ritorno: Caterina inizia in salita la sua adolescenza, ma trovando sostegno in un sogno: Mario.

Mario non è solo un amore a cui Caterina ha paura di dare concretezza per non cadere in schemi già prefissati; Mario impersona "un luogo amato, una vita immaginata, una persona perduta, un'ambizione taciuta, un motore invisibile".

Nina si aggrapperà a questo sogno che le consentirà di rompere gli argini imposti dal tempo. 

La Storia continua e un'altra guerra irrompe nella vita di Caterina. Dovrà rivedere i suoi obiettivi. Sembrerà a volte di assistere a una testa che si abbassa e che accetta supinamente lo spegnimento di quella fiamma che ardeva nel suo cuore, ma Nina l'ha sempre tenuta accesa perché in essa ha sempre creduto. 

Caterina è caparbia, fuori dagli stereotipi femminili del tempo, ma non perfetta e i suoi errori, i suoi cedimenti hanno generato in me rabbia perché sentivo vicina una resa. I soprusi e la violenza di una Storia che sembra non avere fine poi, hanno amplificato lo sdegno. 


Caterina è la speranza, è il disprezzo per il male, è il combattere silenziosamente con sacrificio, è il ripartire dopo ogni caduta senza mai arrendersi perché sa che la via di fuga c'è. Non sarà la strada comoda a condurla ad essa, ma quella di montagna, impervia, faticosa. 

La Storia sembra soverchiarla, Caterina pensa di dover piegare il suo volere, combatte con quella pietra che riappare nel suo stomaco per ricordarle che, in fondo, quello che lei vuole non conta nulla. È una lotta continua tra i suoi desideri, la sua libertà e la montagna che racchiude il suo destino segnato, ma da cui vuole scappare. Quell'alternarsi di unghie bianche e unghie nere è l'alternarsi della recita di un copione scritto da altri a quello scritto da Nina. 

La Carollo, in questo romanzo d'esordio, ha restituito anni segnati dal male e, con Caterina lo ha nuovamente portato davanti ai nostri occhi. Scrittura delicata, sensibile che danza insieme a quella più crudele e realistica perché la violenza non può essere raccontata diversamente. L'impatto emotivo è forte, avvolge e sconvolge. Nina è una figura potente e il suo conflitto interiore emerge completamente e si fa anch'esso pietra nel lettore. Leggere questo romanzo è stato per me come spegnere la stessa sete di Caterina: quella di sapere, di conoscere parole, ad esse aggrapparsi per potersi "appropriare di pezzetti di mondo" .




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