Recensione Se per un anno una lettrice di Nina Sankovitch - Rizzoli
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Se per un anno una lettrice * Nina Sankovitch * Rizzoli* pagg. 274 |
Qualche anno fa, bighellonando su Instagram, incappai in un video di una ragazza che presentava le sue ultime letture, faceva unboxing e parlava, parlava tanto.
Mi colpì subito l'amore per la lettura così evidente e imponente. Iniziai a seguirla, curiosa di sapere di più della sua passione, che è anche la mia, ma ancor più di come fosse nata in lei la necessità di raccontare tutto, anche in un blog.
Quando poi segnalò il libro "Se per un anno una lettrice" come quello che, insieme a un evento familiare occorso, aveva fatto evolvere la passione per la lettura in un'attività necessaria per l'anima e il corpo, ho deciso di recuperarlo.
Naturalmente, perché per me è naturale, non l'ho letto subito, ma era importante sapere di averlo; era una sorta di legame con quella ragazza.
Ora, a distanza di tempo, mi sono ritrovata a leggerlo.
Nina Sankovitch racconta di sé, della sua vita, del suo dolore e lo fa grazie a loro: i libri.
La perdita della cara sorella è una ferita cruenta. Come trovare sollievo? Come non dimenticare il volto della sorella scomparsa prematuramente? Come mantenere vivo il legame?
Coltivando e mantenendo viva la sua stessa passione: la lettura.
Tra le pagine di questo breve romanzo autobiografico troviamo non un modo per sotterrare il dolore fino a dimenticarlo, no! Questa era la volontà di Nina non appena vissuto il lutto, ma con la terapia quotidiana della lettura, l'autrice lo elabora, lo metabolizza e lo fa diventare parte naturalmente ancorata alla sua vita. La lettura come percorso di redenzione da una colpa che in realtà non c'è, ma che una morte così dolorosa carica sulla vita dell'autrice.
Dovevo perdonarmi di essere viva
Ogni giorno un libro. Come una pillola
La lettura sarebbe stata una questione di disciplina. Sapevo che sarebbe stato anche un piacere, ma avevo bisogno di attenermi a una tabella di marcia.
Ho apprezzato la prima parte del romanzo: evidente la freschezza di un dolore appena vissuto. Aspetto che, andando avanti si è perso, per lasciar posto a un più frequente elenco di titoli che si alternano a flashback a volte disorientanti.
Lo stile dell'autrice, semplice e schietto, si presta a una lettura piacevole se non fosse per la parte finale in cui prevale la sensazione di una "voglia di raggiungere l'obiettivo" sul potere salvifico dei libri che ha predominato nelle prime pagine.
Ciò che non mi fa attribuire un voto più basso è l'essermi ritrovata pienamente nell'affermare che i libri hanno un potere taumaturgico e come possano creare una dipendenza che soddisfa un bisogno quasi vitale e forse anche il merito (o la disgrazia) di tenermi legata a quella ragazza di cui sopra...
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