Recensione Il vento dell'Etna di Anna Chisari - Garzanti

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Il vento dell' Etna * Anna Chisari * Garzanti  * pagg. 250





1838. L'Etna nella sua immensità protegge e spaventa, come una madre magnifica ed esigente che forgia vite e destini. Lo sa bene chi vive a Belpasso, il piccolo paese alle sue pendici. È lì che il giovane Puddu apre la sua bottega di calzolaio. La sua firma sulle scarpe è una farfalla, perché con le sue creazioni ai piedi più che camminare si vola. Per questo Puddu non riesce a capire come mai gli affari vadano così male. Tutto cambia quando le sue calzature finiscono tra le mani della Baronessa di Bridport in visita alle sue terre a Bronte. La nobildonna non ha mai calzato nulla di tanto soffice ed elegante, perciò decide di fare un regalo a Puddu: lo nomina Baronetto. Nasce così la dinastia dei Baruneddu, come si faranno chiamare. Il negozio con gli anni diventa un grande calzaturificio che esporta in tutta Europa. Ma se i soldi non sono più un problema, il cuore comincia a diventarlo. Perché alla maledizione della vecchia Gnu Ranna nessuno può sfuggire. Sicuramente non Peppino, abbagliato dal sogno americano dopo aver conosciuto il dolore di un cuore infranto; né Ajtina, prima donna della famiglia decisa a far sentire la propria voce. Tantomeno Janu, che di scarpe non ne vuole sapere e fa carte false per sfuggire al laccio della famiglia e dei sentimenti. Tutto è cominciato con un sogno a cui i discendenti di Puddu guardano con riverenza, ma anche con sospetto. Le radici dicono da dove si viene, ma a volte vogliono decidere dove si deve andare. Sarebbe bello, forse, sentirsi leggeri come il vento che racconta del passato ma porta là dove non si sarebbe mai immaginato. Una saga familiare sullo sfondo di una Sicilia vera e autentica fatta di tradizioni e sapori. L'epopea di una dinastia che incrocia i grandi eventi della Storia. Speranze, paure, dilemmi, gioie, errori e desideri di uomini e donne che con il cuore parlano al cuore.





Come condensare in 250 pagine quasi due secoli di storia?

Ce lo insegna Anna Chisari in questo libro che narra della vita dei Baruneddu dal 1838 al 2010 circa. 

La costruzione narrativa vede la divisione in cinque parti, suddivise a loro volta in capitoli, ognuna delle quali ci presenta le vicende della famiglia siciliana con lo sguardo dei componenti che hanno segnato e dato una svolta alle sorti dei Baruneddu partendo da Don Puddu che, per primo, non rispettando le tradizioni familiari, vide nel settore calzaturiero l'ambiente dove non solo poter esprimere la propria passione, ma anche la fonte della sua fortuna e della sua famiglia. 

Da qui si svilupperà tutto il romanzo, abbracciando secoli sui quali si affaccia una Sicilia fatta di tradizioni fortemente radicate nel tessuto sociale. 

Peccato che ciò rappresenta una minima parte delle 250 pagine.
 
Nella lettura infatti, ci troviamo spesso, troppo spesso a leggere dei rapporti intimi tra gli attori del romanzo. Nessun problema se ciò non avvenisse con troppa frequenza, con dovizia di particolari e, soprattutto, avesse un senso per lo sviluppo della trama.
Dinamiche che si possono facilmente intuire, vengono evidenziate e sottolineate non lasciando nulla all'immaginazione e penso che la bravura di uno scrittore risieda anche in questo: non centellinare dettagli per riempire pagine tralasciando il fulcro della storia. 

Questa infatti, dopo aver raccontato dell'ennesimo rapporto sessuale, viene ripresa provocando disorientamento perché improvvisamente, senza un perché (e in un punto viene esplicitato dalle stessa autrice) ci troviamo dinanzi a a salti nel tempo e nello spazio. Non nego che più di una volta ho dovuto rileggere alcuni punti. 
L'amaro è stato ancora più forte perché in più di un'occasione la storia, nel suo registro letterario, sembrava avere una svolta, ma ahimè l'Etna eruttava ancora una volta (a buon intenditor…).
Dopo tutte le minuziose descrizioni, leggere del rutto di un personaggio e dei suoi odori, credetemi è stato il minimo!

I personaggi erano interessanti e ricchi di sfaccettature, ma la concentrazione è stata solo su un aspetto e, quelle che erano le vicende fondamentali, che rappresentavano un punto cruciale per le sorti dei Baruneddu si sono perse tra gli elenchi prolissi e poco chiari di parentele interminabili. 








Ringrazio la casa editrice per avermi inviato una copia del romanzo




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