Recensione Cinquecento catenelle d'oro di Salvatore Basile Garzanti

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Cinquecento catenelle d'oro * Salvatore Basile * Garzanti * pagg. 192









Le spighe di grano dorato si piegano al soffio del vento. Maria le osserva e pensa che quella terra rappresenta la vita intera della sua famiglia, che la lavora da generazioni. E che, forse, sarà l’unica protagonista del suo futuro. Ma lei vuole di più. Soprattutto ora che ha imparato a leggere, e nuovi orizzonti le si sono schiusi davanti agli occhi. Maria ha confidato il suo segreto solamente al padre, l’unico a condividere i suoi sogni. Così, quando lui è costretto a partire per l’America in cerca di fortuna, Maria si sente persa, e solo le sporadiche lettere che riceve riescono a riportarle il sorriso. Lettere che raccontano di palazzi alti fino al cielo, di fotografie capaci di muoversi, di treni che corrono sullo schermo. La parola cinematografo è troppo difficile da pronunciare, ma contiene una promessa di futuro. Maria vorrebbe condividere la notizia con tutti, e invece finisce per essere additata come una visionaria, una persona da cui stare lontani.Fino al giorno in cui incontra Domenico, un giovanissimo fotografo in erba, il primo a credere che quello che il padre le ha raccontato sia vero. Per questo vuole trovare una prova, un esempio di quelle immagini che paiono prendere vita. Perché Maria non è una bugiarda, è solo una sognatrice. E i sogni possono far paura. Bisogna essere coraggiosi per accettare i cambiamenti, per non smettere mai di imparare. Insieme, Maria e Domenico possono fare una magia: un telo bianco in una grande piazza pronto a raccontare la storia più bella che ci sia.








Calandra. Fine 1800.
Un mare giallo con onde di grano si muove tra le campagne arse, ma ricche di quell'oro che aspetta di essere colto e dare sostegno alle famiglie ancora per un altro anno.

Tra queste c'è la famiglia Pepe: Antonio, Teresa e Maria. 

Maria, innamorata profondamente di quel padre di cui cerca sempre lo sguardo. Lo aspetta, di ritorno dai campi, per accudirlo, ristorarlo e ritrovare nei suoi occhi la speranza, la certezza che la natura regalerà ancora vita, che il futuro appartiene ancora a loro e ai sogni con cui potrà nutrirlo. 

Peccato non trovare la stessa vita negli occhi della madre. Teresa, donna che con la sua assenza crea tanto rumore nella testa di Maria; donna che riesce ad "afferrare qualunque disgrazia, perfino la grandine che rovina il grano, per poi tramutarla in colpa" nei confronti della figlia e del marito. 
Pessimismo fatto persona, figlio di un destino costruito su doti da unire, ancora per sopravvivere. 

Antonio, il padre. Intuisce subito che in Maria c'è il riscatto e, per esso, combatte, si sacrifica sostenuto dall'amore per la figlia, ma non da quello della moglie. 

Nella piazza di Calandra si affaccia il palazzo della baronessa Matilde, zitella per scelta: troppo importante la libertà conquistata con la lettura e la scrittura da poterla perdere con uno dei matrimoni combinati. 
Nonostante abbia infranto le rigide tradizioni, la baronessa si rispetta. Lei, con le sue proprietà mantiene un intero paese. 

Matilde vede gli occhi di Maria e in essi scorge il vuoto che arde dal desiderio di essere riempito e in essi riversa quella libertà conquistata, rappresentando così il punto di svolta per la vita della ragazza. 

La fotografia e le prime voci su quello che sarà il cinematografo rappresenteranno nuove prospettive dove esercitare la libertà che sta  piano piano assaporando e affermare la propria dignità che altri stanno cercando di privarle.

Per parlarci dell'amore profondo e straziante per il padre, della forza di Maria a reagire a ogni sopruso, della voglia di riscatto per destini già segnati, la prosa di Basile si sposa perfettamente. 

È una scrittura sensibile, che tocca le corde più intime e si fa poesia anche quando descrive gli ambienti e i paesaggi campestri. 

Basile rivela gli aspetti, le sensazioni più profonde di Maria con delicatezza e la narrazione che avviene dal punto dei vista di Maria mi ha reso ancora più partecipe delle sue vicende.

Ho amato particolarmente la descrizione dei suoi pensieri che a tratti assumeva il carattere onirico. 

Ho fatto a pugni con la notte per strapparle il sonno

Anche se nel finale ho ritrovato un passaggio un po' forzato, questo non ha compromesso il mio giudizio, sostenuto dalla grande impronta narrativa dell'autore. 















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