RECENSIONE 'IL VELO STRAPPATO' DI BRUNELLA SCHISA - HARPERCOLLINS

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Il velo strappato * Brunella Schisa * HarperCollins * pagg. 220



È il 1840, Enrichetta ha diciannove anni e ha da poco perso il padre, Don Fabio Caracciolo, maresciallo del Regno delle Due Sicilie a Reggio Calabria, ultimo figlio del Principe di Forino. Lei è giovane, nobile, innamorata di Domenico. Ma la famiglia di lui non approva l’unione. Sì, Enrichetta vanta ascendenze illustri, ma è priva di solidità economica e il matrimonio non s’ha da fare. Così sua madre, stanca del carattere ribelle della figlia e della sua propensione a scegliere uomini sbagliati, prende una decisione risolutiva: Enrichetta entrerà nel convento di San Gregorio Armeno, a Napoli, e vi resterà fino a quando la situazione finanziaria della famiglia non sarà risolta. A nulla servono le proteste della giovane: i mesi lì dentro diventano anni ed è costretta a prendere i voti. La costrizione la fa ammalare, Enrichetta vuole sfidare le leggi della Chiesa e tornare libera, ma persino le suppliche indirizzate a papa Pio IX vengono respinte. Eppure niente riesce a spegnere la passione che muove il suo animo. Una passione che si fa presto politica e la porta a sposare la causa della rivoluzione contro i Borbone, del sogno di una nuova patria: l’Italia. Brunella Schisa torna a raccontare la sua città natale, Napoli, attraverso una straordinaria eroina, Enrichetta Caracciolo di Forino, monaca, femminista ante litteram, patriota risorgimentale, autrice del bestseller ottocentesco "Misteri del chiostro napoletano", da cui Schisa prende le mosse per il suo romanzo.



Dopo aver letto di una vocazione costretta di un prete in quel di Ibla, chissà perché la mia mente ha voluto proseguire su quest'onda, ma sul versante femminile. La prossima volta devo ponderare meglio le mie scelte relative alla tbr del mese. Avrei dovuto intervallare i due romanzi almeno con una lettura di genere diverso.
Brunella Schisa parte dal romanzo ottocentesco Misteri del Chiostro Napoletano, scritto da Enrichetta Caracciolo di Forino, monaca costretta alla vita claustrale, per raccontarci proprio di questa figura.


La lettura si è rivelata noiosa.
Il tormento della monaca non è a me arrivato. La sua lotta per la libertà negata è passata in secondo piano, ampiamente sovrastata da un registro letterario che, per la mancanza di descrizioni (come la stessa autrice afferma nelle note a fine libro), si è avvicinato molto più a un resoconto storico della Schisa. Solo la presenza dei riferimenti alle vicende politiche dell'epoca hanno dato un'impronta, ma comunque superficiale di storicità. 
Peccato perché la penna della Schisa è interessante, scorrevole, ma non ha reso la lettura coinvolgente. 


I moti interiori di Enrichetta, la lotta per la libertà non solo personale, avrebbero dovuto rendere viva la lettura. Io invece ho avvertito delle frammentazioni e quando, al termine del libro, mi sono confrontata con le note dell'autrice, ho capito perché.

Ho voluto scrivere un romanzo ottocentesco mondato dalle descrizioni, solo fatti,... Alcuni dialoghi sono presi in blocco dai Misteri... Per non sentirmi in prigione con Enrichetta ho dovuto spezzare il racconto. Alleggerirlo con molti dialoghi...

Ecco, io questi elementi non li ho considerati dei pregi, ma dei difetti. 




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