RECENSIONE 'PIÙ GRANDE DEL CIELO' DI VIRGINIE GRIMALDI - E/O
14:00
Più grande del cielo * Virginie Grimaldi * e/o * pagg. 240 |
Elsa, quarantenne, madre del piccolo Tristan, divorziata da poco, lavora in un’agenzia di pompe funebri, dove ha il delicato ruolo di ricevere, ascoltare e consigliare i clienti, gente solitamente addolorata e smarrita se non addirittura affranta. Anche lei viene colpita dal lutto quando muore l’amato padre: è un dolore cocente, un colpo da cui non riesce a riprendersi, un’ossessione per liberarsi dalla quale non le resta altra scelta che ricorrere alle cure di uno psichiatra. Vincent, più o meno la stessa età, padre di due figlie, divorziato da poco, è uno scrittore di successo, un autore di bestseller che viene invitato in tutte le fiere e saloni del libro e ha migliaia di fan che restano in fila per ore pur di ottenere un autografo. Eppure non è felice. Dentro di lui c’è qualcosa di rotto, forse un trauma antico, un blocco che gli impedisce di amare, quindi di vivere, e per risolvere il quale non ha altra scelta che ricorrere alle cure di uno psichiatra. Nella sala d’attesa del dottor Chaumet avviene l’incontro, un incontro che per la verità sfiora la rissa. Non è un colpo di fulmine, è un’antipatia reciproca e immediata, ma è anche l’inizio di una riscoperta di se stessi e di un graduale abbandono del dolore che permetterà a entrambi di rinascere e trovare l’amore. Sì, è una storia decisamente romantica, ma fa anche morire dalle risate.
Il mercoledì è la giornata dedicata alla psicoterapia sia per Elsa che per Vincent e non dovrebbero mai incontrarsi nella sala del dottore. Il dottor Chaumet ha organizzato lo studio in modo che i pazienti non possano mai incrociarsi. Non ha fatto i conti però con la poca puntualità di Elsa e quella eccessiva di Vincent. Peculiarità che permetterà ai due di incontrarsi.
Entrambi hanno alle spalle delle relazioni finite e dei rapporti non semplici con i loro figli.
Elsa, impiegata in un'agenzia funebre, non riesce a elaborare il lutto per la perdita del padre. Vincent, scrittore, vorrebbe uscire definitivamente dalla depressione che si affaccia con regolarità nella sua vita.
Più grande del cielo è un romanzo di forte introspezione. Le voci di Elsa e Vincent sono quello di due pazienti che si aprono al loro psicoterapeuta. I loro flussi di coscienza vengono interrotti da capitoli di un occhio esterno che ci narra invece degli incontri tra i due protagonisti. Il romanticismo che caratterizza la loro storia non è per nulla stucchevole. La loro sofferenza rende tutto molto serio, ma anche questa serietà viene smorzata della sfumature ironiche.
Non ci sono consigli dispensati dal dottor Chaumet ai suoi due pazienti. Tranne un piccolo dialogo, lo psicoterapeuta non ha letteralmente voce nei capitoli. Il lettore si rende conto però del suo intervento dalle evoluzioni che i loro dialoghi interiori hanno, man mano che si avanza nella lettura.
Non ci sono colpi di scena, tutto è immaginabile. Ciò che mi ha sorpreso è il modo in cui si arriva a un finale che non definirei scontato: ciò potrebbe sminuire l'importanza delle storie di Elsa e Vincent. In realtà quello che mi ha sorpreso è il modo in cui la Grimaldi arrivi dritta al cuore. Non riesco ad abituarmi, nonostante non sia il primo libro che leggo dell'autrice. La sua semplicità prende le distanze dall'ovvio e scontato per il modo in cui riesce a strutturare storie che, senza la sua impronta cadrebbero nella banalità.
Questo romanzo in particolare mi ha coinvolto maggiormente dal punto di vista emotivo. Mi sono riconosciuta molto in Elsa, nel suo dolore e nella sua incapacità di accettare come reale la perdita del padre.
Non credevo sarebbe stato così difficile. È un dolore quasi fisico, un baratro che si spalanca in mezzo al petto, proprio qui, e minaccia di inghiottirmi. Solo quelli che hanno perso una persona veramente cara possono capirlo, credo.
La sua presa di coscienza e il suo giungere ad una maturità che le consenta di lasciare andare via suo padre, sono ambizioni a cui aspiro, ma dalle quali mi sento ancora molto lontana.
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