RECENSIONE 'MIE MAGNIFICHE MAESTRE DI FABIO GENOVESI' - MONDADORI
18:00
Mie magnifiche maestre * Fabio Genovesi * Mondadori * pagg. 240 |
Isolina ha salvato il suo matrimonio la notte in cui ha piantato una falce nel fianco di suo marito. Benedetta era la più bella della spiaggia, ma piuttosto che diventare Miss Cuore di Panna ha preferito darsi alle droghe pesanti. Con Gilda i funerali diventavano feste di compleanno. Azzurra a scuola aveva il Sostegno, ma era lei a non sostenere la banalità degli altri. Poi Irene, la migliore amica dei bambini piccoli e dei mostri giganti. E Violetta, troppo impetuosa per il suo fisico massiccio, che trasformava ogni abbraccio in una frattura. Anime intense e fiammeggianti, riunite in una sola, clamorosa famiglia. Non di quelle rigide, basate sul sangue, ma più libera e ariosa, tenuta insieme dalla colla calda dell’amore. Sono le zie e le nonne di Fabio, che questa settimana compie cinquant’anni, anche se nessuno ci crede e lui meno di tutti. Allora queste donne magnifiche vengono a trovarlo. Vengono nei suoi sogni, perché sono morte. Ma se c’è una cosa che gli hanno insegnato è che i sogni non sono la fine della realtà, come la morte non è la fine della vita. In realtà gli hanno insegnato molto altro, solo che Fabio era troppo piccolo per apprezzarlo. Tutto preso a seguire i suoi zii marinai e avventurieri, grandi maestri di vita “maschia” quando lui un maschio cercava di diventare. Adesso però è un tempo diverso, e tornano da lui le diverse lezioni delle zie. Silenziose e insieme così forti, sagge e folli, divampano nelle sue notti. Ognuna un sogno, un ricordo e una scoperta, una stella trascurata che torna a luccicare. Ma perché tornano tutte adesso, a una settimana da un compleanno che lo stranisce? Vogliono solo salutarlo, o c’è qualcosa di più importante che deve sapere, qualcosa che deve fare per conto dell’Aldilà?
Cinquant'anni sono un traguardo importante. Uno di quelli a cui si giunge guardandosi indietro per fare un punto della situazione e capire se ciò che ci si era prefissati è stato raggiunto, archiviato o cancellato. Anche per l'autore Fabio Genovesi il suo cinquantesimo compleanno lo porta in uno stato quasi di preoccupazione. In primis, non si era reso conto che di lì a una settimana avrebbe compiuto mezzo secolo. Seconda cosa, la sua vita, non segnata dalle pietre miliari che scandiscono miliardi di vite (matrimonio, avere figli…), sembra essere incanalata su un binario da cui non uscire più, perché ormai si è grandi.
Lento, goffo, confuso, ma con un'unica certezza bruciante: il tempo passa, passa di corsa, così veloce che non c'è verso di aggrapparti, ti scuote i vestiti e ti butta a terra, e puoi solo restare a guardarlo sparire lontano.
Il romanzo si sviluppa nell'arco temporale di una settimana in cui l'autore viene aiutato dalle zie e dalle amiche delle sue zie, a vedere i suoi anni passati, grazie alla loro comparsa nei suoi sogni; gli ricorderanno la sua infanzia mettendo in risalto particolari o persone che non conosceva affatto.
Fabio Genovesi ha dato ascolto alle donne che hanno popolato i suoi primi anni e che nei sogni tornano a parargli. L'autore condivide con noi queste confidenze e lascia andare la penna con una scrittura che scorre diventando familiare, intimistica, ma che, in alcuni casi, ha dato vita a pagine più noiose.
Seppure le figure che animano le notti dello scrittore risultano essere originali, simpatiche (tra tutte spicca la zia Gilda con la sua passione per i funerali), non mi hanno coinvolto emotivamente.
Sicuramente è un romanzo femminile che rende grande la figura di donne semplici, esaltando la loro forza, caparbietà e determinazione.
A mio parere però, la struttura portante della linea narrativa non ha dato il giusto merito a questa celebrazione. Troppi flussi di coscienza che scaturiscono al risveglio.
Personalmente preferisco quando queste figure vengono onorate in maniera più romanzata invece che attraverso il racconto di sogni in cui loro appaiono, parlano e insegnano.
Grazie alle sue maestre, come ama definirle Genovesi, l'autore ha compreso che la vita è un dono, va vissuta come un sogno enorme, da portare avanti per donarlo a qualcosa di superiore. farlo, vuol dire diventare enormi.
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