RECENSIONE 'QUEL CHE RESTA' DI VIRGINIE GRIMALDI - E/O

07:30

 

Quel che resta * Virginie Grimaldi * e/o * pagg. 288




Théo ha diciott’anni e alle spalle una vita difficile fatta di abbandoni, delusioni e sogni infranti. Tuttavia la affronta con tenacia, ha trovato lavoro come aiuto-pasticcere e sta disperatamente cercando un alloggio. Nonostante la sua caustica ironia è un ragazzo buono e vuole credere che la vita possa riservargli un futuro migliore. Jeanne ha settantaquattro anni, è sola e triste. Da quando ha perso il marito, pochi mesi prima, vive di lacrime, ricordi e visite quotidiane al cimitero. Non vede sbocchi al suo sconforto, vivere le sembra ormai inutile. Iris ha trentatré anni ed è in fuga con una valigia verde. Ha lasciato la sua città, il suo uomo, il suo lavoro, ha cambiato numero di telefono e troncato i rapporti con tutti, e si nasconde a Parigi con la sola compagnia del segreto che si porta dentro. Provvede il destino a mettere quelle tre solitudini sotto lo stesso tetto. E la convivenza forzata, da principio sgradita a tutti, si rivelerà una fonte inesauribile di eventi esilaranti o commoventi, ma comunque significativi, che cambieranno completamente la vita dei tre protagonisti. Con una scrittura fluida che stilla ironia, Virginie Grimaldi ci ricorda che vivere è comunque e sempre la cosa più importante e che talvolta le speranze si concretizzano.





Tre vite che non hanno nulla in comune se non di vivere nella solitudine. Niente avrebbe permesso loro di incontrarsi, ma ci si dimentica che i fili della vita sono intrecciati e non perpendicolari. 

Jeanne, 74 anni, vedova da pochi mesi, lotta ormai con le finanze esigue e ogni giorno l'incontro con il marito al cimitero è una tappa doverosa per evitare di dimenticare. 
Théo, 18 anni, apprendista pasticcere. La sua casa è la sua macchina, quando ce l'ha e quando le autorità lo graziano dal sequestro.
Iris, 33 anni. In fuga da un matrimonio imminente. Ha accantonato il suo diploma da chinesiterapista per fare da badante a tre donne. 

Per quei fili della vita intrecciati succede che Jeanne decide di fittare le sue due stanze così da giungere a fine mese con un po' più di respiro. Iris e Thèo diventeranno i suoi coinquilini. 

Inizia la loro vita insieme. Le loro solitudini iniziano a dipanarsi e ad allontanarsi dai loro destini.
La convivenza sarà taumaturgica. 

Non aspettatevi la nonnina che, con la sua esperienza, elargisce pillole di saggezza ai più giovani. 
Qui il dolore è comune e evidente è la trasfusione tra i tre protagonista di speranza e voglia di riprendersi la propria vita.
Sarà una convivenza bizzarra, ma il dolore come una calamita, li terrà uniti. Il modo di viverlo sarà completamente diverso, ma proprio il modo di affrontarlo sarà, forse involontariamente, specchio di vita per ciascuno di loro. 
La Grimaldi colpisce ancora con la sua scrittura per raccontarci di solitudini, di incontri, di rinascite: quelle che permettono di vivere accanto a un dolore, quelle che ti consentono di scappare dalla fonte del dolore e quelle che, con gli occhi del perdono danno la possibilità di toglierti il peso del rimorso dalle spalle. 

L'autrice rivela ancora la capacità di alleggerire una storia, anzi tre storie, che potevano risultare pesanti, con delle scintille di ironia.
La sua scrittura avvolgente mi ha ancora una volta ammaliato conducendomi a un finale caratterizzato da piccoli colpi di scena. Mi ero dimenticata di quei bizzarri giochi che fanno i fili della vita!



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