[IL CLUB DEL LIBRO] Recensione Il buio oltre la siepe di Harper Lee - Feltrinelli

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Il buio oltre la siepe * Harper Lee * Feltrinelli * pagg. 350









In una sonnolenta cittadina del profondo Sud degli Stati Uniti l'avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d'ufficio di un afroamericano accusato di aver stuprato una ragazza bianca. Riuscirà a dimostrarne l'innocenza, ma l'uomo sarà ugualmente condannato a morte. Questo, in poche righe, l'episodio centrale di un romanzo che da quando è stato pubblicato, oltre cinquant'anni fa, non ha più smesso di appassionare non soltanto i lettori degli Stati Uniti, ma quelli di tutti i paesi del mondo dove è stato tradotto. Non si esagera dicendo che non c'è americano che non l'abbia letto da bambino o da adolescente e che non l'abbia consigliato a figli e nipoti. Eppure non è un libro per ragazzi, ma un affresco colorito e divertente della vita nel Sud ai tempi delle grandi piantagioni di cotone, dei braccianti neri che le coltivavano, delle cuoche di colore che allevavano i figli dei discendenti delle grandi famiglie dell'Ottocento, della white trash, i "bianchi poveri" abbrutiti e alcolizzati; e anche, purtroppo, delle sentenze sommarie di giurie razziste e degli ultimi linciaggi americani della storia. Quale il segreto della forza di questo libro? La sua voce narrante, che è quella della piccola Scout, la figlia di Atticus, una Huckleberry Finn in salopette (dire "in gonnella" sarebbe inesatto, perché Scout è una maschiaccia impertinente e odia vestirsi da donna) che, ora sola ora in compagnia del fratello maggiore e del loro amico più caro (ispirato all'autrice dal suo amico d'infanzia Truman Capote), ci racconta la storia di Maycomb, Alabama, della propria famiglia, delle pettegole signore della buona società che vorrebbero farla diventare una di loro, di bianchi e neri per lei tutti uguali, e della vana battaglia paterna per salvare la vita di un innocente.



Il romanzo è ambientato negli anni '30, quelli della Grande Depressione, nella cittadina immaginaria di Maycomb, Alabama.  
Il punto di vista è interno: quello di Jean - Louise, detta Scout. È lei che presenta la sua famiglia: il padre Atticus ha cresciuto, da solo, lei e suo fratello Jem, di quattro anni più grande. 


Scout ci parla di un padre che va controcorrente, che vuole evitare di far ammalare i propri figli della malattia di cui soffre, ormai in maniera cronica, la cittadina di Maycomb. L'humus su cui si sviluppa la vicenda è fatto di pregiudizi nei confronti dei neri. Il paese è "vecchio e stanco", abitato da uomini e donne che sanno tutto di tutti e con in bocca solo giudizi. Giudizi sui "diversi", su coloro che non si uniformano all'unico pensiero benpensante, giudizi che hanno permesso di costruire storie, come quella riferita a Boo Radley, vicino dei Finch, mai uscito dalla sua casa. Sembra che nessuno lo abbia mai visto. Su di lui, anche Scout e Jem costruiscono una loro storia, ma con gli occhi dei bambini. 


Il punto cruciale del romanzo è il processo per violenza sessuale che vede come imputato un afroamericano di cui Atticus assumerà la difesa. Quando Scout viene a saperlo, le si apre un mondo fatto di interrogativi pronti ad introdurla nel mondo dei grandi e Atticus si veste, ai suoi occhi di abiti diversi. 

Il buio oltre la siepe ebbe immediato successo dopo la sua pubblicazione avvenuta nel 1960. Vinse il premio Pulitzer per la narrativa. Storia intramontabile, viene definito come un romanzo contro il razzismo, ma in realtà è contro ogni pregiudizio.

La mia attenzione e il mio coinvolgimento sono stati più presenti nelle pagine iniziali e centrali. Ho trovato più lente le altre parti. La scrittura, lineare, fluida, semplice, ha radiografato in maniera completa i personaggi e gli ambienti, ma me l'aspettavo più adulta, più matura, in grado di provocare in me più empatia. 

Un romanzo che non avrei letto probabilmente se non fosse stato scelto dal Club del Libro, #ilclubdellaneuro, come lettura condivisa.

La condivisione delle varie opinioni ha portato anche all'analisi del titolo che credevo più calzante se fosse rimasto quello originale "To kill a Mockingbird" (uccidere un tordo).
 In realtà "Il buio oltre la siepe" è una metafora: la siepe che separa i Finch dai Radley, è il pregiudizio generato dall'ignoranza. 
Il mio è un giudizio positivo, il libro è da leggere, ma lo consiglierei in particolare ai ragazzi in fase adolescenziale .









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