Recensione Le ossa parlano di Antonio Manzini - Sellerio editore

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Le ossa parlano * Antonio Manzini * Sellerio editore * pagg. 416








Un medico in pensione scopre nel bosco delle ossa umane. È il cadavere di un bambino. Michela Gambino della scientifica di Aosta, nel privato tanto fantasiosamente paranoica da far sentire Rocco Schiavone spesso e volentieri in un reparto psichiatrico, ma straordinariamente competente, riesce a determinare i principali dettagli: circa dieci anni, morte per strangolamento, probabile violenza. L'esame dei reperti, un'indagine complessa e piena di ostacoli, permette infine di arrivare a un nome e a una data: Mirko, scomparso sei anni prima. La madre, una donna sola, non si era mai rassegnata. L'ultima volta era stato visto seduto su un muretto, vicino alla scuola dopo le lezioni, in attesa apparentemente di qualcuno. Un cold case per il vicequestore Schiavone, che lo prende non come la solita rottura di decimo livello, ma con dolente compassione, e con il disgusto di dover avere a che fare con i codici segreti di un mondo disumano. Un'indagine che lo costringe alla logica, a un procedere sistematico, a decifrare messaggi e indizi provenienti da ambienti sotterra-nei. E a collaborare strettamente con i colleghi e i sottoposti, dei quali conosce sempre più da vicino le vite private: gli amori spericolati di Antonio, il naufragio di Italo, le recenti sistemazioni senti-mentali di Casella e di Deruta, persino l'inattesa sensibilità di D'Intino, le fissazioni in fondo comiche dei due del laboratorio. Lo circondano gli echi del passato di cui il fantasma di Marina, la moglie uccisa, è il palpitante commento. Si accorge sempre più di essere inadeguato ad altri amori. È come se la solitudine stesse diventando l'esigente compagna di cui non si può fare a meno. Questa è l'indagine forse più crudele di Rocco Schiavone. La solitudine del bambino vittima è totale, perenne, metafisica, e aleggia sulle affaccendate vicende di tutti quanti i personaggi facendoli sentire del tutto futili a Rocco, confermandolo nel suo radicato pessimismo.





Ormai Schiavone non fa più caso al clima di Aosta. Ormai le sue Clarks si sono abituate a essere perennemente bagnate. 
La vita di Rocco, dopo "Vecchie conoscenze", ha raggiunto delle apparenti stabilizzazioni assumendo, in maniera più esplicita, i connotati di sopravvivenza.

È così in fondo. pensava Rocco. 
I binari dell'esistenza si incontrano e si dividono senza lasciar neanche una traccia del loro coincidere.


Per il vicequestore si fa avanti la solitudine derivante dall'abbandono. 

Amici, familiari lo stanno lasciando e ciò fa paura perché la solitudine dev'essere una sua scelta e non di altri o del destino.

L'indagine trattata in questo volume poi,  e che richiederà il suo operato è dura dal lato emotivo. 

Stavolta si tratta di un bimbo.

Lui è la vittima e a essere ritrovate sono le sue ossa; le ossa e un piccolo scudo che rappresenta quello di Capitan America.

È uno di quelli che viene definito "Cold case", un caso chiuso, ma irrisolto di sei anni prima. Mirko era scomparso.


Le indagini rivelano particolari agghiaccianti e Rocco si accorge di non essere più quello di una volta. 

Rocco sapeva che nel cuore come diga per arginare quella marea aveva poco più di un foglio di carta velina, sempre più fragile, che si sarebbe potuto spezzare al prossimo carico di disperazione


Dinamiche complesse e contorte sembrano rendere davvero difficile la soluzione e sempre più impossibile . I venti del disgusto, dell'orrore sferzano l'animo di Rocco man mano che la matassa si sbroglia grazie all'aiuto della sua singolare squadra.


Anche la vita personale di Schiavone sembra delinearsi in maniera più ordinata. 

Questo aspetto, che negli altri romanzi assumeva una valenza pari , se non superiore a volte, a quella delle vicende lavorative, in questo volume si veste di una luce più soffusa pur stabilendo un punto fermo e fondamentale per la vita del vicequestore. 

Se da un lato questa prospettiva più intima mi è mancata, dall'altro la sua presenza meno marcata mi ha dato il sentore di un capolinea che si sta avvicinando e che, com'è giusto che sia, il treno del vicequestore sta arrivando in stazione. Se così non fosse, leggendo la prossima uscita prevista ad ottobre e, sperando si riferita al vicequestore Schiavone, potrebbe portare a un cambiamento del mio giudizio in negativo. 

Non vorrei che anche Rocco si piegasse alle logiche del marketing. Rocco no!




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2 comments

  1. Mi sono subito incuriosita perché proprio stasera mi è capitato di vedere il libro in libreria. Mi dispiace che non ti abbia convinta del tutto e spero che la prossima uscita dalla all'altezza delle tue aspettative. Nel frattempo me lo segno perché la tematica della solitudine non scelta mi attira sempre molto ❤️

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