RECENSIONE LE LETTERE DI ESTHER di Cécile Pivot - Rizzoli

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Le lettere di Esther * Cécile Pivot * Rizzoli * pagg. 288










È per colmare la nostalgia che Esther, libraia di Lille, decide di organizzare un laboratorio di scrittura epistolare. Per lei, che con il padre ha intrattenuto una corrispondenza durata vent'anni, è come riportare in vita un rituale antico: accantonare per un po' l'immediatezza delle mail e l'infinita catena di messaggi WhatsApp che ogni giorno ci scambiamo, per sedersi a un tavolo, prendere carta e penna, darsi tempo, nel silenzio di una stanza tutta per noi, e raccontarsi. Trovare le parole giuste per qualcuno che ci leggerà, non ora e nemmeno domani. E riassaporare il gusto perduto di una comunicazione più ricca, più sensata. “Da che cosa ti difendi?” è la prima, spiazzante domanda di Esther per i cinque sconosciuti che, rispondendo al suo annuncio, hanno scelto di mettersi in gioco. Attraverso piccoli quadri della loro vita quotidiana e l'intenso scambio epistolare si delineerà poco per volta il ritratto di una classe eterogenea e sorprendente: Samuel, il più giovane, che non riesce a piangere per la morte del fratello; Jeanne, ex insegnante di pianoforte, vedova, che si difende dalla solitudine accudendo animali maltrattati; Jean, un uomo d'affari disilluso che vive per il lavoro e ha perso contatto con le gioie più autentiche; Nicolas e Juliette, una coppia in crisi sulla quale il passato getta ombre soffocanti. Esponendo dubbi e debolezze all'ascolto e alle domande, la scrittura sarà, per loro, lo strumento per rivelarsi l'uno all'altro con sincerità, alleggerendo il cuore. Intriso di tenerezza e umanità, Le lettere di Esther è un elogio alla lentezza, una celebrazione della forza delle parole, un resoconto travolgente delle fragilità umane.





Cara Cécile,
sapevi che non amo i romanzi epistolari?
Non li amo, e sapendo che il tuo lo è, sono partita molto prevenuta.
Devo, però, confessarti che oltre ad aver smontato ogni mio pregiudizio, mi porti ora a scrivere la recensione utilizzando lo stesso mezzo con cui i tuoi protagonisti hanno parlato tra loro e a noi.
Hai ragione, la scrittura aiuta, è terapeutica e, in certi casi, oserei dire taumaturgica.


La scrittura mi aiuta molto. Mi obbliga a riflettere prima di rispondere. 
Lo ha capito Esther creando un laboratorio di scrittura che ha portato cinque sconosciuti a raccontarsi seguendo le linee guida da lei dettate.
Con la scelta di attori provenienti da diverse realtà, hai potuto toccare varie tematiche: la maternità, il lutto, la solitudine, la famiglia, il perdono.
Il romanzo corale che ci hai regalato mi ha sorpreso perché inaspettatamente, da lettere semplici, ho sentito vibrare le corde più intime del cuore.
È stato un tocco delicato, ma che ha lasciato il segno, facendo risuonare quelle note che pensavo ormai diventate sorde. Lo hanno fatto tutti i tuoi protagonisti.
Con sfumature diverse, ma tutti.

Sì, perché, in fondo, siamo tutti un po' Julienne, con la sua drammatica paura di non saper affrontare nuove responsabilità o Nicolas, che non sa dove trovare parole o atteggiamenti giusti per mettere insieme i cocci di un'esistenza in frantumi. 
Siamo un po' Samuel, con quel profondo senso di colpa per parole mai dette e occasioni mancate, o 
Jean, con la sua insensibilità, oppure Jeann, con le sue perle di saggezza che risplendono nella solitudine che ingoia le sue giornate.
Hai rappresentato la potenza della scrittura attraverso uno stile andato perso nel tempo.

Grazie a essa i protagonisti troveranno le giuste risposte a quei dubbi e a quegli interrogativi che temevano rimanessero irrisolti?
 Non lo diciamo ai lettori. Il consiglio è di scoprirlo perdendosi tra fogli di carta, buste con francobolli, parole che risuonano come un'inconsapevole scoperta di sé stessi.



Grazie Cécile per averci fatto conoscere persone così diverse fra loro, ma ben amalgamate.

Grazie Cécile per avermi ricordato la gioia che provavo nell'aprire la cassetta postale e trovavo ad attendermi una lettera. Ho riassaporato il gusto di vedere scorrere nuove righe sotto i miei occhi affamati di sapere. 

Grazie per aver costruito una trama intessuta da diverse storie per nulla banali e che si concludono senza inutili allungamenti, ma con un semplice ultimo pezzo incastrato alla perfezione nel puzzle della vita. 
"Ci si becca"




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