RECENSIONE NON E' STAGIONE

08:42

Non è stagione * Antonio Manzini * Sellerio editore * 317 pagg
 


C'è un'azione parallela, in questa inchiesta del vicequestore Rocco Schiavone, che affianca la storia principale. È perché il passato dell'ispido poliziotto è segnato da una zona oscura e si ripresenta a ogni richiamo. Come un debito non riscattato. Come una ferita condannata a riaprirsi. E anche quando un'indagine che lo accora gli fa sentire il palpito di una vita salvata, da quel fondo mai scandagliato c'è uno spettro che spunta a ricordargli che a Rocco Schiavone la vita non può sorridere. I Berguet, ricca famiglia di industriali valdostani, hanno un segreto, Rocco Schiavone lo intuisce per caso. Gli sembra di avvertire nei precordi un grido disperato. È scomparsa Chiara Berguet, figlia di famiglia, studentessa molto popolare tra i coetanei. Inizia così per il vicequestore una partita giocata su più tavoli: scoprire cosa si cela dietro la facciata irreprensibile di un ambiente privilegiato, sfidare il tempo in una corsa per la vita, illuminare l'area grigia dove il racket e gli affari si incontrano. Intanto cade la neve ad Aosta, ed è maggio: un fuori stagione che nutre il malumore di Rocco. E come venuta da quell'umor nero, un'ombra lo insegue per colpirlo dove è più doloroso.


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 "Fa male l'assenza? No. Fa male la perdita. Che è altro dall'assenza. La perdita sa cosa ho perso. L'assenza può essere un vago sentore, un'emozione senza corpo e senza suono di qualcosa che manca e che non ho, ma che non so cos'è. La perdita è quella che provo io, perché lo so. Ed è peggio dell'assenza"

Questo terzo volume che vede protagonista Schiavone ci riserva un ritmo incalzante. Ansia e tachicardia non solo per un'indagine ufficiale in cui il commissario (ah no!! vicequestore! vicequestore!) deve sbrogliare una matassa e salvare la vita di una giovane ragazza, ma anche in un'altra faccenda meno ufficiale e che lo coinvolge perché ancorata al suo passato.


Manzini non ci fa respirare qui. E l'assenza di aria la si prova insieme alla sensazione di piedi fradici nelle Clarks da cui Rocco non si distacca mai. 

Quanto significato c'è in un semplice paio di scarpe? Le Clarks sono quella realtà da cui Schiavone non vuole assolutamente prendere le distanze perché lì, nella sua storia, c'è ancora tanto da elaborare. In quel paio di scarpe c'è l'assenza di un adattamento a un presente, a un'Aosta che li presenta la neve anche a maggio: non è stagione!

Sto apprezzando sempre più la scrittura di Manzini così aderente alla realtà, in grado di delineare e completare un personaggio così complesso per il suo vissuto.

Amo le pagine in cui Rocco dialoga con la sua defunta moglie. Credo sia uno spaccato di alta introspezione e psicologia dell'animo umano, all'interno di una storia poliziesca. Un connubio forse impensabile, ma Manzini lo rende così naturale.


"Il desiderio di una persona è immortale"

"Ma se lo riempi svanisce. E svanisce anche il bisogno di quella persona "

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