RECENSIONE AH L' AMORE L' AMORE

19:16

AH L' AMORE L' AMORE * Antonio Manzini * Sellerio editore * pagg. 335



 Nell’ultima pagina di Rien ne va plus abbiamo lasciato Rocco Schiavone ferito in un lago di sangue. Ora è in ospedale dopo l’intervento di nefroctomia che ha subito, la stessa operazione che ha portato alla morte uno dei ricoverati del reparto, a quanto pare a causa di un errore di trasfusione. Così costretto all’immobilità, di malumore, Rocco comincia ad interessarsi a quel decesso in sala operatoria che ha tutta l’aria di essere l’ennesimo episodio di malasanità. Ma fa presto a capire che non può trattarsi di un errore umano anche perché si è fatto spiegare bene dal primario Filippo Negri le procedure in casi del genere. Per andare a fondo della questione sguinzaglia dal suo letto tutta la squadra, e segue l’andamento delle indagini, a partire dalle informazioni sul morto, Renato Sirchia, un facoltoso imprenditore di salumi della zona, casa sfarzosa, abitudini da ricco, gran lavoratore. Dietro il lusso però si cela una realtà economica disastrosa, la fabbrica è piena di debiti e salta anche fuori una consistente assicurazione sulla vita. Rocco non riesce a stare a guardare e uscito di nascosto dall’ospedale incontra la moglie e il figlio di Sirchia, Lorenzo, fresco di studi aziendali e con idee di conduzione assai diverse da quelle del padre. Le cose però non sono così semplici come appaiono e Schiavone non si fa incantare dalla soluzione più facile. Attorno a lui, le luci del Natale, i neon del reparto (non si sa quali lo deprimano di più), i panettoncini, unico cibo commestibile, gli infermieri comprensivi, il vicino di letto intollerabile e soprattutto i suoi che vanno e vengono incessantemente, lo coprono nelle sue fughe, lo assecondano e non aspettano altro che il vicequestore ritorni in servizio. Soprattutto Antonio Scipioni, che sta sostituendo Rocco ma che è alle prese con situazioni amorose da commedia degli equivoci, le tre donne con cui ha intrecciato relazioni amorose e che era riuscito a non fare mai incontrare, ora rischiano di ritrovarsi tutte e tre ad Aosta. L’unico a potergli dispensare dei consigli è proprio Schiavone.


🌟🌟🌟☆

Eravamo rimasti col fiato sospeso alla fine del precedente romanzo. Schiavone era stato colpito al rene durante un conflitto a fuoco e, all'inizio del libro, lo ritroviamo in ospedale a riprendersi dopo una delicata operazione. Il palcoscenico si sposta quindi tra le stanze e i corridoi (anche quelli sotterranei che odorano di muffa). 

Ebbene sì, perché dinanzi ad una morte sospetta che vede coinvolto il dottore che gli ha salvato la vita, Schiavone deve agire. Nessuna inchiesta gli viene ufficialmente assegnata, ma lui non sa stare fermo e non per un senso di giustizia. A lui non piace essere preso in giro. Tutto qui. E se il vicequestore non potrà andare in questura, sarà la questura ad andare da lui.

Le indagini si volgeranno grazie al prezioso ausilio della sua squadra che, tra una mano di poker e un pane da sfornare, tra la gestione di un rapporto a tre e una dichiarazione d'amore che non vuole manifestarsi, eseguirà gli ordini impartiti da Schiavone. 

Il periodo è quello natalizio. Capodanno si avvicina e la solita domanda "Cosa fai l'ultimo dell'anno?" occupa tempi e menti dei vari attori, ma per il vicequestore è uno degli elementi inseriti in quella famosa lista denominata "Rottura dei coglioni".

Manzini non ci risparmia nulla di ciò che ha sempre caratterizzato i precedenti romanzi della serie: ritroviamo l'ironia e il sarcasmo di Rocco che, neanche dinanzi al dolore fisico suo e altrui, risparmia i lavaggi di testa e battute mirate a silenziare parole proferite inutilmente. 

Ritroviamo la sua malinconia travestita da idiosincrasia verso la terra che ormai da anni si vede calpestata dalle sue Clarks.

In questo romanzo più che negli altri ho percepito una preponderanza delle storie personali delle varie pedine che si muovono su una scacchiera di sentimenti oppressi e compressi nell'animo. 

L'indagine, seppur approfondita, ha avuto una valenza minore rispetto allo sviluppo narrativo delle vicende extra lavorative. Non considero questo aspetto un difetto, ma una pausa o una boccata d'aria per sviscerare caratteri e caratteristiche di coloro i quali hanno contribuito alla formazione dell'identità originale di Schiavone. 

E la chiave di lettura di "Ah l' amore l' amore" Schiavone l'affida ancora, in maniera impeccabile,  a Marina, moglie del vicequestore, o meglio al suo spirito, e al suo amore per l'etimologia. Questa volta ci farà conoscere la parola EUPEPTICO, inteso come qualcosa  che libera da un peso. E qui, un po' tutti si libereranno da zavorre che da tempo appesantiscono vite , impedendo loro di volare per andare oltre le nuvole, la pioggia, la neve di Aosta. 

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1 comments

  1. Avevo letto le recensioni precedenti ma non ricordo più se avevo commentato. In ogni caso questa saga sembra molto avvincente ❤️❤️. Recensione bellissima ❤️

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