IL MUSEO DELLE PROMESSE INFRANTE

07:30

 

Il museo delle promesse infrante *  Elizabeth Buchan * Nord * pagg 396


Esiste un museo, a Parigi, dove le persone non fanno la fila per ammirare i capolavori dell’arte. Dove non sono custoditi né quadri né statue. Un museo creato per conservare emozioni. Ogni oggetto in mostra, infatti, è il simbolo di un amore perduto, di una fiducia svanita. Un cimelio donato da chi vorrebbe liberarsi dei rimorsi e andare avanti. Come la stessa curatrice, Laure, che ha creato il Museo delle Promesse Infrante per conservare il suo ricordo più doloroso: quello della notte in cui ha dovuto dire addio al suo vero amore. Quando Laure lascia la Francia e arriva a Praga, nell’estate del 1986, ha l’impressione di essere stata catapultata in un mondo in cui i colori sono meno vivaci, le voci meno squillanti, le risate meno sincere. Laure lo capisce a poco a poco dagli sguardi spaventati della gente, dalle frasi lasciate in sospeso: questo è un Paese che ha dimenticato cosa sia la libertà. Eppure ci sono persone che ancora non si rassegnano. Come Tomas. Laure lo incontra per caso, a uno spettacolo di burattini. Ed è un colpo di fulmine. Per lui, Laure è pronta a mentire, lottare, tradire. Ma ancora non sa di cosa è capace il regime, né fin dove dovrà spingersi per avere salva la vita. Laure si è pentita amaramente della scelta che ha dovuto compiere tanti anni prima ed è convinta che non avrà mai l’occasione per aggiustare le cose. Eppure ben presto scoprirà che il Museo delle Promesse Infrante non è un luogo cristallizzato nel passato. È un luogo che guarda al futuro, in cui le storie circolano e spiccano il volo verso mete inaspettate. A volte raggiungono luoghi lontanissimi, ricucendo i fili strappati del destino. E a volte possono perfino giungere alle orecchie di un uomo cui non importa nulla degli sbagli e dei rimpianti, ma che aspetta solo un indizio per ritrovare il suo amore perduto…


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Questo romanzo è la ricerca di un perdono.

Un perdono che potrebbe dare pace all’animo di Laure.

In cerca di questa redenzione, Laure intanto aiuta gli altri mettendo in piedi un museo che raccoglie oggetti legati a promesse mai mantenute.

 

Eppure, non conosceremo Laure attraverso la sua occupazione.

L’ambiente del museo, con le sue storie, rappresenterà un semplice sfondo su cui si presenteranno i vari flashback che ci porteranno da Parigi a Praga.

 

Ritorneremo nel 1986 quando Laure lascia la Francia per fare da baby sitter a due bimbi, in una famiglia di Praga. Si troverà catapultata in un contesto storico segnato dalla dittatura comunista e per amore, sarà colpita anche lei dal regime.

Non è uno spoiler se dico che Laure riuscirà a scappare: l’incipit, ci parla della sua fuga.

Al centro del romanzo c’è la sua storia con Tomas e il loro amore, segnato dalla mancanza di libertà nell’essere vissuto.

L’evoluzione della loro relazione ci terrà con il fiato sospeso, ma non abbastanza da suscitare la voglia di sapere come andrà a finire.

La trama è risultata molto interessante e lo sarebbe stata molto di più se dipanata in modo diverso.

Mi sarei aspettata un’attenzione più’ particolare per il museo con le sue storie. Essendo frutto del vissuto di Laure (decide di metterlo in piedi per una sua promessa mancata), lo immaginavo più al centro dell’attenzione e credo che la scelta del titolo data al romanzo mi abbia portato fuori strada.

La storia corre fluida, anche se alcune pagine potevano essere sintetizzate o sostituite con approfondimenti sulla persona di Laure: hanno diluito un po’ troppo la vicenda, facendo perdere per strada la passione, l’ansia, il coinvolgimento emotivo instillato in un primo momento.

 Pensavo di essere presa per mano e correre con passione. Invece, ho fatto una passeggiata con Laure e mi ha parlato poco di sé.


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