RECENSIONE 'IO SONO QUI' DI ANGIE KIM - HELOOLA BOOKS
18:00
Io sono qui * Angie Kim * Heloola Books * pagg.512 |
«Non chiamammo subito la polizia.» Con queste parole si apre un romanzo indimenticabile. A pronunciarle è Mia, 20 anni, irriverente e iperanalitica voce narrante. Mia inizialmente non si preoccupa quando suo padre e suo fratello minore Eugene non rientrano dopo una passeggiata in un parco vicino. Ma quando Eugene torna a casa da solo, sanguinante e sconvolto, diventa chiaro che qualcosa di grave è accaduto: suo padre è scomparso e l’unica persona che potrebbe sapere cosa gli sia successo è proprio Eugene, che, tuttavia, a causa di un'anomalia nello 0,00000003 percento del suo DNA, è perennemente sorridente e non può parlare. Mentre il mistero della scomparsa del padre si intreccia con il mistero della condizione umana stessa, una domanda sorge spontanea: conosciamo davvero le persone che amiamo?
Adam è scomparso. Non si sa che fine abbia fatto. L'unico che può sapere qualcosa è Eugene, ma Eugene non parla. È affetto dalla sindrome di Agelman che comporta gravi disabilità motorie e cognitive, assenza della parola e problemi del comportamento che ricadono nello spettro autistico. Eugene era con il padre quando quest'ultimo è scomparso. Lui sa, ma ha tutto dentro. Come poter intervenire su Eugene per sapere cosa è realmente è successo?
Da questo punto interrogativo, si dipana la storia che ci viene raccontata da Mia, sorella di Eugene. E dalle prime righe in cui il libro veste i panni di un thriller familiare, piano piano si svela per mostrare la sua vera natura: un romanzo psicologico.
Mia, in maniera chirurgica analizza le situazioni per formulare supposizioni, teorie, svilupparle usando studi di psicologia e appunti scritti dal padre. Un'analisi che in un primo momento trasmette freddezza e distacco, quasi cinismo, ma con l'avanzare delle pagine viene fuori un rapporto con il fratello gemello, John, che appare nella vicenda come la parte più lontana dall'applicazione di metodi e teorie applicate alla realtà. Due passi dietro di loro c'è Hannah, la madre. Un po' più indietro in quanto a interazioni verbali, ma il suo è un ruolo fondamentale all'interno della famiglia che si vede sconvolta dalla scomparsa di Adam. È un mistero questo che fa da sottofondo a quella che per me è stata la vera storia: riuscire ad entrare nella mente di Eugene.
Dall'analisi di Mia essa stessa si rende conto che, l'approccio avuto con Eugene fino ad allora era stato corretto, ma limitato da pregiudizi che non avevano consentito di aiutare il fratello. Grazie al supporto di una terapista verranno fuori realtà che non credevamo poter appartenere a Eugene. L'analisi è approfondita, lunga e spesso molto dettagliata e tecnica e io mi sono immersa completamente quasi da dimenticare l'evento da cui tutto è partito e quando sembrava completamente cancellato, faceva capolino per riportare lo stato di mistero. È evidente lo studio accurato fatto dall'autrice e mi sono soffermata su tante considerazioni che Mia fa, forse perché sono coinvolta personalmente. Ho trovato tanti spunti di riflessione importanti sulla famiglia (in particolare sul rapporto con il padre) e sui tanti pregiudizi che costringono, chi è affetto da patologie di questo tipo, a vivere in maniera limitata e sofferente.
Angie Kim con il suo stile mi ha catturato, coinvolto e ho apprezzato la capacità di coniugare un thriller con l'analisi psicologica di una condizione purtroppo ormai troppo diffusa.
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